martedì 19 novembre 2013

il provino

A chi fa il mio mestiere, prima in gioventù ma succede anche in carriera, accade di andare a tenere dei provini. Oggi li chiamano "casting" ma sempre quello sono: provini. Quando dico "il mio mestiere" non intendo il "mago" e basta ma piuttosto tutte le professioni del variegato mondo dello spettacolo. 
Essendo uguale il prodotto finito, vale a dire l'intrattenimento, tutti gli artisti di conseguenza, fanno lo stesso mestiere. Perché si fanno i provini? Le ambizioni sono sempre le stesse e tutte portano alla ricerca della notorietà. Ma quando si arriva al primo, fatidico provino?
In principio è la "gavetta" che, in poche parole, siccome sei giovane e non ti caga nessuno significa andare a fare spettacoli in posti di merda: gratis o sottopagato e qualche volta imbrogliato.
Certi organizzatori che sovente fanno un altro lavoro che non c'entra niente con lo spettacolo, trovano in queste giovani leve il pane quotidiano. Con la scusa del "devi fare esperienza" convincono il nuovo artista a esibirsi in condizioni precarie, condizioni che un professionista non accetterebbe mai.
In ogni caso il giovane, lungimirante, si esibirà ugualmente perché quando fai uno spettacolo in un quartiere rionale, con il pubblico spalla a spalla, su una pedana di due metri per due che ospita anche il tastierista e la cantante... beh... altro che compenso: quella è sul serio esperienza.
Con il tempo, il nome comincia a girare. Ci si distacca dagli organizzatori alla buona e si comincia a rispondere a telefonate un pò più serie. Non proprio serie, serie, ma almeno non totalmente idiote. 
La pedana di due metri per due scompare e al suo posto compare il palcoscenico. La festa di piazza, la sagra paesana, il festival canoro... cose così. Il giovane intanto ha vinto la timidezza di chiedere il compenso e non si fa più fregare. Qualche soldo comincia a guadagnarlo.
Finalmente qualcuno lo informa che a breve ci sarà un provino. I casting servono per partecipare a un programma TV. Lui ci crede poco, si accontenta del suo giro di feste, ma il verme della notorietà comincia a farsi strada nella sua testa. C'è sempre qualcuno che ti convince che "devi andare in televisione". Arriva il giorno e l'artista si presenta carico di speranze al suo esame. Dopo l'attesa insieme con altri giovani nella sala adiacente giunge il suo turno e viene chiamato: Entra nello studio. L'atmosfera è surreale, strana per lui che è abituato ad avere le folle a stretto contatto ed è strano per lui trovarsi in uno studio vuoto, con solo due persone di fronte, sedute ad una scrivania, più una terza che riprende con la telecamera, è davvero una cosa strana. Lo fanno mettere sul punto rosso, quando c'è. Una signora gentile gli fa alcune domande: "come ti chiami, cosa ci farai vedere, cosa ti aspetti e dove vorresti arrivare?" Il ragazzo risponde diligente e finalmente può fare il suo numero. I due osservatori lo guardano... intanto l'esibizione di pochi minuti giunge al termine. La signora gentile sorride e dice: "molto bene, grazie, ti faremo sapere". Congedandolo. Il "ti faremo sapere" è una delle cose più odiate e ricorrenti nella storia dei provini. E' la frase che l'artista si sentirà ripetere ogni volta che ne farà uno. La frase travestita da promessa, in realtà non promette niente e non garantisce che qualcuno farà davvero sapere qualcosa. Allora il giovane torna a casa un pò confuso. Non sa se deve ritenersi soddisfatto e si chiede se ha fatto bene e se poteva fare meglio. Allora prende l'agenda e si ricorda che all'indomani deve andare a fare una festa. Ed è così che lo spettacolo continua.

La televisione, quella seria, giunse nella mia vita quando avevo appena 23 anni. Nessun provino, solo un colloquio conquistato a suon di telefonate. Il mio primo contratto. I provini son venuti dopo. Ho lavorato molto per la televisione: altre due rate ed ho finito di pagarla. Non sempre i provini sono meritocratici. Andare in televisione non significa diventare famosi. Ti lasciano giocare un poco e dopo, quando raggiungi quel limite che non devi valicare, ti rimandano a casa. Altrimenti rischi sul serio di diventare famoso. E se la cosa non è previsto che accada state certi che qualcuno farà in modo di non farla accadere. Il più sveglio lo comprende e lascia fare, così in TV ci tornerà a più riprese, pur non vincendo mai. Ogni apparizione fa curriculum e ogni video finirà nel suo "showreel", quello che l'artista metterà sul proprio sito. Il meno furbo invece si incazzerà tantissimo, si lamenterà e non sarà più chiamato. Allora uno dice.. ma ha senso farli i provini? Non lo so... penso di si. A patto di restare con i piedi per terra. In fondo non si sa mai: anche a quarantanni può capitare il provino giusto. 

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