domenica 10 novembre 2013

Il materasso abbandonato

Il materasso, cantava Renzo Arbore, è il massimo che c'è. Eppure un grave problema sembra smentire questa divertente affermazione: quello dei materassi abbandonati. Da qualche tempo infatti mi succede di imbattermi, sia per le vie di campagna che per quelle di città, dove porto il cane a passeggiare, in poveri materassi abbandonati.
La scena ogni volta è crudele. I materassi giacciono tristi e sconsolati nei pressi dei bidoni della mondezza o nel bel mezzo di sporche discariche improvvisate. Tralasciando il discorso dei rifiuti speciali vorrei parlare della vita di questi compagni fedeli. Sin dal principio. Di solito tutto comincia con una casa nuova. Soggiorno nuovo, cucina nuova e stanza da letto nuova. Occorre il materasso. Si va nel negozio specializzato oppure si chiama il numero della vendita televisiva. In ogni caso la scelta viene operata con grande attenzione.
Il materasso deve avere precise caratteristiche: ortopedico, anallergico oppure in lattice. La scelta è importantissima perché sappiamo che questo amico accompagnerà la nostra vita per molti anni. E molte saranno le cose che condividerà con noi. Il nostro riposo, le nostre letture, la visione dei film e naturalmente l'amore.
Il sottile strato delle lenzuola sarà tutto quello che separerà i nostri corpi dal contatto diretto con lui.
E lui, il materasso, costituirà il prato più comodo del nostro vivere, del nostro sognare e del nostro abbandono. Discreto. Non esprimerà giudizi, non farà classifiche, non ci dirà mai di alzarci.
Per anni ci accompagnerà fedele e silenzioso e l'unica cura che dovremo avere sarà quello di girare il lato ad ogni cambio di stagione.
Il tempo passa per tutti, anche per il materasso. Sul mercato spuntano modelli più evoluti, con le reti con le doghe in legno o che so io. Promesse di vita più sana solleticheranno la nostra vanità. E prima o poi qualcuno sentirà il desiderio di possedere un materasso nuovo, forse l'altro è vecchio o forse no.
Ed ecco profilarsi all'orizzonte l'idea dell'abbandono. Il vecchio materasso da fedele compagno di vita diventa all'improvviso un impiccio, qualcosa di cui liberarsi. Poco importa quante storie ha vissuto con noi e quante ore di sonno ristoratore abbia regalato. O quanti partner avrà ospitato e visto unirsi al suo proprietario. Non importa nulla. Solo una cosa: il materasso nuovo.
Senza alcun ritegno, con egoismo, nessuno si preoccuperà di ringraziare il fedele amico riservandogli almeno una fine decorosa. In fondo lo meriterebbe. Nottetempo il pavido possessore del nuovo materasso si aggirerà per le strade della città con il vecchio caricato in macchina o poggiato sul tetto della stessa. Ecco un bidone... sì quello va bene. Furtivo l'uomo uscirà dell'auto e frettolosamente si sbarazzerà del povero materasso. Scappando via subito dopo.
E lui, il vecchio giaciglio, resterà solo. Vicino ad uno sporco bidone. Pensando e ponendosi solo una domanda: "perché mi hai fatto questo? Ah! Se potessi parlare..."
Addio, vecchio strapunto. Riposa tu adesso in pace con te stesso. Hai vissuto e servito. Il tuo padrone, se può consolarti, resterà deluso dal nuovo arrivato. Forse non sarà così strepitoso come gli hanno raccontato dalla TV, forse non sarà così comodo come gli ha raccontato il commesso del negozio. Ed allora ripenserà a te. E capirà quanto si sia sbagliato, quanto abbia fatto male a lasciarsi sedurre dalle false promesse del nuovo venuto. Pentito verrà a cercarti ma non ti troverà. Qualcuno ti ha raccolto, in fondo sei ancora un buon materasso e il povero senza tetto ha pensato bene di portarti nella sua casetta sgangherata.
Sei di nuovo felice, in servizio a fare quello che sai fare meglio: regalare un prato comodo a chi ha deciso di tenerti con se. 

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