venerdì 4 ottobre 2013

sabato sera

Sovente mi soffermo a riflettere sul modo che le persone, in tempi di crisi, scelgono di trascorrere il sabato sera. Il sabato per la nostra cultura, con dotti esempi che giungono dal villaggio, è considerato un giorno speciale. Il preludio al giorno di festa. Tant'è che la domenica ci piace già meno... perché il giorno dopo si tornare a lavorare.
Considerata la situazione attuale però, credo che tra il sabato e la domenica ormai non ci sia più molta differenza... il lunedì, per molti, continua ad essere giorno di festa.
Comunque... nella nostra mente il sabato è ancora un giorno speciale. Allora cosa fa la gente al sabato sera? Le famigliole escono di casa per andare a mangiare la pizza al taglio o il panzerotto fritto, in piedi, fuori dalla piccola pizzeria che non ha i tavoli all'interno. Papà, mamma e prole al seguito: escono, passeggiata, pizza e birra. Oppure ci sono quelli che la pizza preferiscono mangiarla in auto, con la fidanzata, magari a "pomiciopoli" così dopo la "cenetta" si nutrono di altro, si nutrono di amore. Insomma, in ogni caso, pizza e birra ed il sabato è bello e fatto.
Quello cui ho assistito una sera però batte qualsiasi sabato plausibile: passeggiavo per le vie di Giovinazzo, piccola perla sulla costa a nord di Bari, quando la mia attenzione fu attratta da una coppia di giovani probabili sposi. Lui, sigaretta serrata tra le labbra, intento a pescare dal muretto del lungomare e lei seduta sulla panchina vicina, sulla quale era posto il secchio con le ambite prede. Due in verità. L'espressione della ragazza era un misto di noia e rassegnazione. Lui intento nella pesca non se ne curava affatto.
"Questo è sposarsi?" mi son chiesto osservando la scena, "spero di no!"
Senza volere, rapito, mi fermai un attimo ad osservare la scena. Il "pescatore", forse avvertendo la presenza di qualcuno, distolse lo sguardo dalla canna per voltarsi a guardare me. "Buonasera" mi scappò di dire. Lui, per tutta risposta, mi guardò negli occhi, con la sigaretta sempre fissa tra le labbra, dopo di che mi indicò il secchio. "Si vist?" Mi disse tutto orgoglioso. "Chidd mò l so pigghiat"... aggiunse con la sigaretta ormai ridotta ad un filtro bruciacchiato, riferendosi ai due poveri cefali mezzi intontiti che nel secchio giravano e giravano sperando forse di trovare una via di fuga. "La pastur la fazz ie" disse ancora con rinnovato orgoglio.
Lei, la ragazza, come se io non esistessi, come se il marito parlasse da solo, continuava a tenere lo sguardo fisso verso il mare, verso il tramonto, verso sogni forse infranti di una vita immaginata diversa, forse più emozionante, forse più normale. Allora compresi, complice quello sguardo assente, che la pizza mangiata in piedi, il panzerotto che ti cola tra le dita, la birretta bella fredda, sono tutto quello che può bastare per essere felici.


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